BOOGHY di Alessio Saitta ------------------------------------------------- Jak ne stava confezionando un'altra; si rivolse a Bim col massimo del garbo che gli era possibile, ma i suoi occhi mal celavano il raccapriccio. “L'hai ancora lì, Bim?” “Dici lui?” Chiese a sua volta Bim. “Ti riferisci al mio orsetto, Jak?” “Già! Mi riferisco proprio a quella cosa disgustosa!” Sbottò a dire mentre leccava la cartina. “Ma insomma Jak, perché ce l'hai col mio orsetto?” “Quello non è un cazzo di orsetto...” Disse Jak stringendo i denti. Accese la canna ed aspirò profondamente. “Quella è una palla di carne, morta e putrefatta.” Sentenziò in tono acido. Ben sbuffò e si alzò in piedi lentamente, sempre stringendo al petto il suo orsetto. Poi aprì l'ombrello e cominciò a parlare. “Sei un gran pezzo di merda Jak, davvero: sei proprio un gran pezzo di merda. Devi sempre dire delle cose che mi fanno stare male. Perchè devi sempre disprezzare tutto quello cui sono affezionato? Sei cattivo Jak. Sappi che sono offeso con te, Jak. Sappi che nè io nè il mio orsetto, ti rivolgeremo più la parola.” Jak ascoltò in silenzio senza interromperlo. Quando Ben si voltò e cominciò ad allontanarsi verso sud, si lasciò sfuggire un “Idiota” a mezzabocca, ma non disse nulla di più. Lo guardò allontanarsi nel sole, sotto il suo stupido ombrello aperto: lo vide sedersi per terra una quindicina di metri pi in là. Jak raccolse il suo parafulmine, che poi altro non era se non un lungo pezzo di metallo che usava come bastone, e si incamminò nella direzione opposta. Dopo una quindicina di metri si risedette. “Ehy Ben!” Urlò “li vuoi due tiri di canna? Li vuoi?” Ben si voltò a guardarlo, ma non disse nulla. “Bhe, se li vuoi dovrai venire qui a chiederli... Ma non portare qui vicino quella carogna! Non voglio orsi morti, qui vicino! Niente maledetti orsi morti: è chiaro, Ben? Ben continuava a non rispondere. Jak lo poteva vedere bene, mentre cullava il suo orso, e si ostinava a muoverne le zampine in una oscena mistificazione di vita. Così decise di lasciar perdere, e continuò a scrutarlo, mentre fumava. Passò circa un quarto d'ora, poi Ben cominciò a sua volta ad urlare. “Il mio orso non è affatto morto! Si chiama Booghi ed è un simpaticone! Hai capito Jak? Riesci a capire quello che ti sto dicendo, Jak? Io me ne frego delle tue canne e dei tuoi sporchi ricatti! Non abbandonerò mai il mio Booghi, mi senti Jak? Non lo abbandonerò MAI, capito Jak? Mai.” Jak si alzò e cominciò ad andargli incontro. “Quell'orso è morto! E' MORTO, cazzo: MORTO! Era già morto quando lo hai trovato, Ben. Ti ricordi dove lo hai trovato?” Ben si alzò anche lui, e camminando all'indietro, cercava di mentenersi a distanza. “Lo hai trovato tra i rifiuti dell'ospedale, Ben! Te lo ricordi che aveva lo stomaco aperto come una scatola di sardine? Te lo ricordi, Ben? Ti ricordi quando ti dicevo di non prenderlo, quando ti dicevo di non ricucirgli la pancia? Te lo ricordi, Ben, che te lo avevo detto che ci saresti impazzito, appresso al tuo cazzo di orsetto?” Jak aveva cominciato ad agitare il parafulmine, e per sottolineare degnamente la parola 'impazzito' si menò un colpo nel palmo della mano, proprio come se stesse impugnando un manganello: interdetto, Ben iniziò ad arretrare ancora più velocemente. “Ehy Ben! Dove vai? Vieni qui, vieni a farmelo vedere un po' meglio l'orso: può essere che mi sia sbagliato, Ben. In effetti non l'ho mai guardato, troppo da vicino... “Storie! Stammi lontano invece...” Replicò Ben, adesso sempre più spaventato. Jak si fermò. Fermi sotto il sole l'uno di fronte all'altro, sembravano in posa per un duello. Fu Ben il primo a rompere il silenzio. “... E poi,” Disse con aria grave,” Il tuo solo uno stupido pregiudizio! Un pregiudizio da ignorante!” Jak si portò le mani alla faccia, in atteggiamento d'estrema disperazione. “Che differenza vuoi che faccia? Anche se è veramente morto, il fatto è che proprio non lo sembra, vedi che espressione distratta? Che occhioni dolci?” Fu proprio alle parole 'occhioni dolci', che Jak non riuscì più a trattenersi. Scattò inaspettatamente in avanti e lo sprangò con il parafulmine, prendendolo proprio al centro della testa: il tutto durò appena un attimo. Poi lasciò cadere il parafulmine e cominciò a camminare muovendoglisi attorno e scrutandolo. Ben era come paralizzato, in piedi mentre accarezzava ancora il suo Booghi, un ruscello di sangue gli gocciolava dal mento: fu l'ombrello, la prima cosa a cadere. La figura rimase ancora un attimo eretta, quasi a godersi un poco del suo ultimo sole, poi si accasciò. Jak si sporse per osservare meglio il cranio sfondato e molliccio. I suoi occhi ebbero come un segno d'approvazione, poi frugò un poco ed estrasse l'orsetto di sotto il corpo. Strinse Booghi al petto con un sospiro, e si allontanò verso nord. “Yep!” sentenziò dopo un poco Booghy.